Il prato verde è eco-friendly?

Da piccoli abbiamo giocato in molti sui prati di casa, quei prati sono stati una costante. Abbiamo dato le loro morbide, zolle erbose per scontate. Di tanto in tanto, passava un camion cisterna che si fermava, due uomini in tuta spruzzavano chissà cosa su tutta la nostra erba. Prima di partire, circondavano l’area con delle bandierine per tenerci fuori dal prato per 24 ore.

L’erba ha bisogno costantemente di essere curata e fertilizzata. I nostri vialetti ci piacciono invece belli pulitie senza erbacce, quindi li irririamo di erbicidi. Si suppone che possano causare un disastro ambientale, ma ci diciamo “ma è solo un pochino…”. Gli agronomi statunitensi cominciano a dire che i prati sono innaturali e riflettono un imbarazzante bisogno, tipicamente americano, di domare il mondo naturale.Ma gli statunitensi continuano a trovare gradevole l’erbasostenendo che i bambini dovrebbero essere in grado di scorazzare sul prato davanti a casa.

Purtroppo, se si sbaglia qualcosa anche nel nostro giardino, finisce tutto nel calderone ambientale. Gli effetti ambientali negativi di una gestione cattiva dell’erba può essere significativa. La dimostrazione è nel businees dell’erba, che in alcuni posti è diventato la più grande delle colture della zona, come a Chesaeake Bay. L’uso eccessivo di prodotti chimici in eccesso immessi sul prato al momento sbagliato o sparsi con noncuranza su superfici impermeabili possono finire nelle falde o, come a Chesaeake Bay, nella stessa fragile baia. Solo per fare un esempio, i fertilizzanti in eccesso, contribuiscono all’eutrofizzazione, un processo che si verifica quando un numero eccessivo di fosfati e nitrati finiscono in un corpo d’acqua, alimentando un’esplosione di alghe. La decomposizione delle alghe nell’acqua consuma la maggior parte dell’ossigeno disponibile, soffocando pesci, molluschi granchi e tutti gli altri abitanti acquatici.

Quindi è possibile essere ecologicamente sensibili e avere un bel prato? Sì, secondo Frank Rossi, professore associato di orticoltura presso la Cornell University “Quando la gente mi chiede come avere un bel prato grande, dico loro di preparare il terreno, di scegliere l’erba giusta, di tagliare l’erba alta e di fertilizzarlo non più di due volte l’anno. È semplice. Non c’è bisogno di chimica misteriosa”.

 

Una volta scelta l’erba giusta, si prepara il terreno impiegando una modesta quantità di materiale vegetale ricavata da compostaggio, ma non occorre impazzire con questo passaggio. Quindi si lascia stare. Avete letto bene. Secondo Carroll e Rossi, il più grande errore da fare è continuare ad intervenire. Si finisce a falciare l’erba troppo corta e troppo spesso e la si innaffia sprecando troppa acqua. Oltre a fertilizzarla troppoe troppo frequentemente. E, quando le cose vanno male, si usano grandi quantità di prodotti chimici per cercare di controllare la crescita delle erbacce. Si consiglia di tagliare l’erba ad un’altezza di tre centimetri e di non tagliarla di nuovo per almeno 10 giorni. Perché? Perché le piante devono mantenere un rapporto tra la lunghezza delle loro radici e la durata dei loro germogli (l’erba visibile, in questo caso). Quando l’erba diventa troppo corta, la pianta non spinge le radici in profondità nel terreno in cerca di acqua e di sostanze nutritive, lasciando spazio alle erbacce che stimolano l’uso di erbicidi e pesticidi.

Per quanto riguarda fertilizzanti, basta due volte l’anno, al massimo. “L’erba ha uno scatto di crescita naturale in primavera” dice Rossi “Non ha bisogno di fertilizzanti in quel momento.” Quindi non fertilizzare finché il getto si conclude alla fine di maggio o all’inizio di giugno, poi di nuovo intorno a fertilizzare verso gli inizi di settembre, ma se il vostro prato sembra a posto, potete evitare il fertilizzante. Quando si usa il fertilizzante occorre essere precisi sul dosaggio.”Qualsiasi fertilizzante che atterra su una superficie impermeabile – come un marciapiede o una strada – troverà la strada verso la falda” ricorda Carroll. È meglio evitare fertilizzanti che contengono fosforo, che non si scioglie in acqua e azoto ed è quindi più probabile che sia veicolato dal deflusso nelle falde. Il fosforo da inoltre un grande contributo alla proliferazione di alghe, motivo per cui i legislatori statunitensi cominciano ad approvare leggi che ne limitano l’uso.

Per quanto riguarda l’irrigazione, basta solo una o due volte alla settimana. Se crescono funghi si irriga troppo – e si spreca acqua. È meglio dare al prato una buona bagnata alla settimana che un po’ tutti i giorni, infatti se c’è sempre umidità disponibile in prossimità della superficie, le radici non andranno in profondità in cerca d’acqua.

Quindi lasciamo andare il prato naturalmente, senza troppa chimica. La buona notizia è che le sostanze chimiche di oggi sono molto meno dannose per l’ambiente rispetto a quelle utilizzati anche solo 30 anni fa.

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