Energia e scenari futuri

L’energia è fondamentale per ogni aspetto della nostra vita. La consumiamo sotto forma di cibo per la nostra sussistenza e ne abbiamo bisogno per le attività che vengono svolte in giro per il mondo. Una volta la forma di energia più comune erano gli animali o gli schiavi.

Già, ma a quel tempo non c’era altra fonte di energia da poter trasformare in lavoro. Si studiarono le prime forme di amplificazione della forza (leve, carrucole, paranchi…). In seguito si è cominciato a scoprire come impiegare l’energia presente in natura, nell’acqua e nel vento e nacquero i primi meccanismi (mulini a vento o ad acqua). A mano a mano che il mondo è cresciuto, è cresciuto il fabbisogno di energia. Hanno bisogno di energie le fabbriche, gli uffici, i sistemi di trasporto e persino le aziende agricole.
E poiché l’appetito vien mangiano abbiamo bisogno di energia per riscaldarci d’inverno e rinfrescarci d’estate, per conservare il cibo e per cucinarlo, per rilassarci e svagarci.

La media aritmetica non è uno dei dati migliori per uno studio approfondito di un fenomeno, tuttavia può essere il primo passo per cominciare a farsi un’idea a grandi linee del fenomeno che si vuole considerare. Il consumo di energia cresce in tutto il mondo. Nel nostro paese il trend non è sostanzialmente diverso. Il consumo reale medio pro-capite di energia elettrica in Italia nel è stato di 1.163 kWh per abitante, nel 2004 è stato di 1.264 kWh per abitante, nel 2007 è stato di 1.222 kWh per abitante (dati Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – www.apat.gov.it). La media non ci da informazioni sulle inevitabili e notevoli differenze fra le varie regioni e le varie città. Ci dice che siamo assetati di energia. Anche se i primi dati che stanno comparendo sul 2010 sembrerebbero sostenere che la richiesta stia diminuendo, anche se molto timidamente.

Ma da dove viene l’energia? Prevalentemente dai combustibili fossili. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (www.iea.org) l’impiego dei combustibili fossili è diminuito per la contrazione economica mondiale ma la sua ripresa dipenderà dalla rapidità di ripresa dell’economia mondiale. La stima della domanda è vista al rialzo della domanda. La dipendenza dai combustibili fossili, calata in maniera marginale nei passati trent’anni, resterà la fonte primaria cui si attingerà. Con buona pace delle emissioni di CO2 nell’atmosfera e del riscaldamento globale. Le politiche attuali ci portano verso un allarmante futuro basato sull’energia fossile. Gli investimenti in campo energetico sono visti in calo, se non in quei settori ove ci siano ancora ampi margini di guadagno.

Il modo di affrontare la crisi energetica avrà conseguenze di vasta portata, poiché l’energia rappresenta la chiave di volta del problema essendo una delle cause principali dell’emissione dei gas serra. Non si può trovare una soluzione al problema gas serra senza tenere nella considerazione dovuta anche la variabile energia. Sarebbe giunto il momento di agire, dopo lo scarso effetto del Protocollo di Kyoto e della conferenza di Copenaghen.
Per reagire alla crisi molti paesi avrebbero intenzione di produrre energia pulita. Le moderne tecniche di produzione energetica da fonti rinnovabili, quali la solare, l’eolica, la geotermica, la mareomotrice e la bioenergia, hanno cominciato a muovere interessi economici, che tuttavia restano microbici in confronto a quelli di altre fonti. Nelle proiezioni future dell’IEA la produzione di energia elettrica dalle fonti rinnovabili è vista come quella con il più rapido tasso di crescita. In questa classifica seguirebbero la produzione di energia elettrica da eolico e la produzione di biocarburanti per locomozione.
Per uno scenario futuro migliore si ipotizza l’abbattimento delle emissioni di CO2 nell’atmosfera. I mezzi da impiegare sono quelli di un miglioramento dell’efficienza energetica nei settori residenziali, commerciali, industriali e dei trasporti, in quanto ritenuti a ritorno economico breve, cioè dove i risparmi e gli investimenti sono velocemente verificabili e misurabili. Un esempio è quello dei biocarburanti e dei veicoli ibridi, che, se incentivati correttamente, si stima ridurrebbero del 70 % la domanda di combustibili per autotrazione entro il 2030. Tuttavia gli investimenti nei trasporti saranno solamente il 45 % degli investimenti necessari. Il resto dovrà essere speso per migliorare l’efficienza degli edifici (il 24 %), per le centrali elettriche da riconvertire (il 16 %), per il settore lavorativo-produttivo (l’11 %) e per la produzione dei biocombustibili (il 4 %).
Per consolarci ci viene assicurato che diminuiranno le bollette ed i carburanti alla pompa di benzina, o meglio di biocarburante dal 2020 in poi. Meglio tardi che mai!

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