Nuovo progetto per sfruttare le onde dalla Spagna

La Spagna continua il suo veloce cammino nel campo delle rinnovabili verso un’economia sostenibile, come dimostrato dalle numerose notizie che ogni giorno ci giungono dal paese iberico. L’ultima novità nel campo della ricerca arriva dalla Anortec di Barcellona, e riguarda una fonte di energia ancora poco sviluppata e diffusa ma dalla grande potenzialità: l’energia dei moti ondosi.

L’azienda spagnola, in collaborazione con due enti di ricerca pubblici,  la Plataforma Oceanica de Canarias e il Consorcio Escuela Industrial Barcelona, sta sviluppando una nuova tecnica di sfruttamento delle onde che promette di aumentare del 170% la potenza per unità di area e l’energia prodotta attraverso le tecniche tradizionali.

Il progetto denominato Welcome Wave Energy Lift Converter Multiple España – sfrutta la tecnologia APC – PISYS: un sistema multiplo di boe situate sia in superficie che sott’acqua, a profondità variabili, in grado di sfruttare la pressione, l’energia cinetica e quella potenziale delle onde, al contrario dei sistemi adottati finora in grado di sfruttare separatamente queste tre forme di energia.

Nonostante sia in fase dimostrativa, il progetto ha ricevuto un finanziamento di 2,1 milioni di euro dal Ministero della Scienza e dell’Innovazione, in attesa del prototipo, in scala 1:5, con una potenza compresa tra 100 e 150 kW, che verrà posizionato nelle isole Canarie. I primi impianti industriali, invece, dovrebbero essere installati in Galizia e avranno una potenza di 10-20 MW in grado di produrre tra 30 e 60 milioni di kWh annui.

Questo il sito ufficiale del progetto.

2 Comments

  1. Kim Lee

    Nel settore rinnovabili da moto ondoso in Korea noi ringraziamo proprio un Tecnico Italiano, di cui noi stiamo sviluppando la tecnologia, migliore di quella da voi descritta.
    Da vostri dati si comprende che in un anno 1 MW produce 3.000.000 kWh, un anno.
    Noi con la tecnologia Italiana in un anno 1 MW produce più di 8.700.000 kWh, un anno.
    Noi abbiamo come prima domanda chiesto perché questa tecnologia è non sviluppata in Italia.
    Ora si legge sempre di impianti di altre Nazioni, mai tecnologia Italiana, ora la cosa è comprensibile.
    Forse i tecnici vanno lontano perché questa tecnologia è poco compresa, forse la visione è verso altre tecnologie.
    Resta un pensiero di cosa se ne farà del mare l’Italia? Non lo utilizzerà?
    Questo è peccato perché tali tecnologie sono ricercate in molti paesi che non hanno la vostra tecnologia.

  2. claudio

    Caro Kim Lee: In Italia ci occupiamo di altre “Tecnologie”.
    Dalla Cassa “Dis”integrazione a casa e non in fabbrica per pensare al futuro, alle eccessive Intercettazioni che limitano l’unica qualità rimasta e riconosciuta agli italiani. La furbizia in barba alla legge.
    E “pantalone” paga tutto…
    Con questo “Flauto magico” siamo ormai sul burrone.
    Come cantava De Andre “Siamo genuflessi nell’ora dell’addio”.

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