Perché la bolletta elettrica è così cara?

Le bollette degli italiani sono notoriamente le più care in assoluto e non solo in Europa, ce lo dicono tutti e lo sappiamo bene. Questo dato di fatto lo si può ritrovare ovunque in rete, persino nel sito di Wikipedia. Il motivo per cui la nostra bolletta è cara, è rappresentato dal fatto che per produrre l’energia che ci alimenta la rete elettrica bruciamo combustibili cari, o più esattamente quelli con le oscillazioni maggiori.

L’Italia presenta uno spreco enorme nella produzione dell’energia elettrica sia di risorse monetarie che delle stesse risorse energetiche.

Il carbone è il combustibile maggiormente impiegato: il 48% in Olanda, il 52% in USA, il 56% in Germania, il 76% in Danimarca, il 78% in Australia ed il 92% in Sud Africa. In Francia la parte del leone nella produzione di energia elettrica è fatta dal nucleare con i suoi 58 reattori in 19 centrali.

In alcuni paesi d’Europa sono previsti incentivi statali per abbattere il costo dell’energia, ammortizzandone gli aumenti. In Italia l’Autorità per l’energia elettrica e il gas fissa ogni tre mesi le tariffe per gli utenti, sulla base dell’andamento dei prezzi dei combustibili. Una parte consistente della bolletta elettrica è composta da tasse nazionali e da imposte degli enti locali. L’Italia produce la sua elettricità per il 60-70% con idrocarburi, mentre nel resto d’Europa, la stessa percentuale rappresenta la produzione con il carbone ed il nucleare (fonte: International Energy Agency). La prima fonte che si brucia per ottenere energia elettrica è l’olio combustibile, seguito dal metano e dal carbone. Il metano è il combustibile più caro, il carbone è la fonte più a buon mercato, ma è anche quella meno impiegata(10%). La produzione di energia elettrica tramite carbone costa il 47% e mediante olio combustibile costa il 68% rispetto alla produzione di energia elettrica bruciando metano. Dipendiamo fortemente dal prezzo del petrolio, con i suoi facili aumenti di prezzo.

La direttiva europea 54/2003 ha liberalizzato i mercati energetici in tutta Europa. Molti paesi hanno cercato di organizzarsi per tempo, mentre la Francia e l’Italia hanno aspettato l’ultimo momento per mettersi a posto. Nei 27 stati dell’Unione Europea, nel 2009, la produzione di energia elettrica media dal nucleare si assesta intorno al 30% dell’energia elettrica prodotta, mentre quella dai derivati del petrolio al 13% e quella delle rinnovabili al 0,2%.

La quota dell’energia elettrica ricavata dalle fonti rinnovabili nell’intera Unione Europea risulta ancora irrisoria per coprire il fabbisogno di energia. Per alimentare il fabbisogno europeo bisognerebbe impegnare vastissime superfici con pannelli fotovoltaici e sistemare parecchie centinaia di migliaia di pale eoliche. Questo scenario ha fatto insorgere molti ambientalisti nel timore di deturpare ampie zone paesaggistiche e gli animalisti poiché le pale eoliche fanno strage di uccelli anche rari. Il petrolio inquina fortemente i nostri mari, come abbiamo potuto notare con gli ultimi problemi raccontatici dai giornali. Il carbone non inquina il mare se le navi che lo trasportano colano a picco, ma inquina l’aria, quando viene bruciato. Un circolo vizioso dal quale sembra difficile uscire? I giacimenti petroliferi si stima che tra 50 anni cominceranno ad esaurirsi, mentre quelli di carbone si stima dovrebbero cominciare ad esaurirsi tra 250 anni. Allo stato attuale della tecnica, sono state realizzati bruciatori a carbone che inquinano meno di quelli ad olio combustibile attualmente in uso, che permettono il recupero della totalità delle polveri di combustione pe la fabbricazione del calcestruzzo. Nello stoccaggio, il carbone da meno problemi non essendo infiammabile né esplosivo, non inquina il suolo né l’acqua, ed il prezzo è più basso dei derivati del petrolio in quanto vi sono molti più paesi che lo estraggono.

La commissione Europea ritiene quindi che la produzione di energia elettrica dal carbone dovrebbe assestarsi a circa un quarto del totale richiesto. L’Italia è molto lontana da questo parametro. Alcuni analisti hanno ipotizzato, per i consumatori, una diminuzione del 40% della bolletta nel caso l’Italia si adeguasse alle indicazioni della commissione, invece che servire da “ammortizzatore” contro i rincari del petrolio e del gas nel paniere dell’Autorità.

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