L’acqua italiana

L’Istat ha pubblicato una sintesi della gestione e del consumo di acqua in Italia. Il quadro tracciato è abbastanza inquietante. I dati diffusi provengono da indagini condotte dall’Istat negli ultimi anni, tra le quali la “Rilevazione sui servizi idrici”, gli “Aspetti della vita quotidiana”, i “Consumi delle famiglie” e la “Rilevazione sui dati meteoclimatici e idrologici”.

I dati diffusi dall’Istat sul consumo idrico in Italia dipingono un ritratto delle insane abitudini degli italiani, che sprecano l’acqua come se fosse inesauribile, cui si affiancano le pessime condizioni in cui versa la rete di distribuzione.

Incredibilmente in Italia prima di arrivare nelle case viene disperso fino al 47% dell’acqua potabile immesso nel servizio di distribuzione. Bisognerebbe prestare tutti più attenzione, poiché l’acqua, oggi sprecata in modo indecente, potrebbe non essere più così abbondante, in futuro.

Eppure qualcosa sta cambiando, sia all’estero che in Italia. A Singapore, ad esempio, si è trovata una soluzione al problema della scarsità idrica: riciclare le acque di scarico, incluse quelle dei gabinetti, ritrasformandole in acqua potabile. “Toilets to tap” è il nome di questa rivoluzionaria idea, già accettata da buona parte dei cinque milioni di abitanti dell’isola, da sempre dipendente dalla vicina Malesia per le forniture idriche, che ora bevono la loro NeWater senza particolari problemi.

Il buon esempio italiano riguarda invece la regione Umbria, che ha creato un regolamento per il risparmio idrico focalizzandosi in particolare sulla dispersione e sullo spreco domestico. Sono infatti previste multe per i fornitori che non rispetteranno l’obbligo di ridurre in un periodo di tempo che va dai tre ai sei anni la dispersione delle acque. A questo tipo di misure si vanno ad aggiungere quelle relative alla riduzione tariffaria (fino al 20%) prevista per coloro che riusciranno ad utilizzare meno acqua in rapporto al numero di componenti del nucleo familiare, parallela ad una maggiorazione delle bollette riservata a chi ne consumerà in quantità eccessive.

Scelte rischiose, se non altro per una questione di popolarità. Ma si sa, per portare le persone a fare più attenzione ai consumi, ed agli sprechi, il modo più efficace e veloce è quello di andare a toccare il loro portafogli. Del resto, è meglio cambiare alla svelta le proprie abitudini, anche nell’ottica di una possibile futura privatizzazione della rete idrica nazionale, se si vuole evitare il peggio. Il problema è più vasto di quanto sembri, e va ben oltre le nostre tasche. Non è un caso, infatti, se in molti già chiamano l’acqua ‘il petrolio del 21º secolo’.

Comments

No comments yet. Why don’t you start the discussion?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *