Il nodi al pettine del fotovoltaico

In Italia, dal settembre 2005 è attivo il meccanismo d’incentivazione denominato “Conto Energia” per promuovere la produzione di energia elettrica da impianti fotovoltaici.

La presenza della tariffa incentivante, offerta sulla totalità dell’energia prodotta, ha generato il crescente interesse all’investimento nel fotovoltaico da parte dell’utente privato, allettato da ritorni del/lnvestimento in tempi inferiori ai 10 anni.

A questo punto sorgono spontanee alcune considerazioni, visto che tutte o quasi le realizzazioni, nonostante il notevole sviluppo tecnologico raggiunto dalla componentistica, sembrano essere state fatte dimenticando la buona tecnica impiantistica ed i vantaggi pratici che potrebbero essere conseguiti diversificando l’approvvigionamento di energia, ma guardando il solo risultato economico per l‘utente:

  • perché si è voluto demandare la produzione di energia elettrica ad una miriade di utenti/produttori privati, realizzando migliaia di piccoli impianti su abitazioni private?
  • perchè gli impianti vengono realizzati anche in aree urbane, non sempre opportunamente integrati nella struttura del tetto e quindi con impatto visivo non trascurabile?
  • perchè realizzare impianti semplicemente allacciati alla rete tramite inverter e contatori di scambio e privi di qualsivoglia sistema di back-up capace di garantire la continuità di alimentazione dell’impianto elettrico domestico anche in caso di black out?
  •  perché si è deciso di concedere al produttore privato una tariffa incentivante, che risulta da 4 a 5 volte il costo di produzione del kWh nelle centrali convenzionali, e che purtroppo graverà su tutti gli utenti risultando una voce di costo del kWh fatturato in bolletta nei prossimi 20 anni?
  • perché si continua ad allettare il privato con conti economici che sembrano particolarmente favorevoli all’investimento nel fotovoltaico e che tengono conto solo in modo marginale della potenziale mancanza di produzione dovuta a problemi tecnici e/o di manutenzione: problemi che il privato non è in grado di risolvere, se non interpellando ditte specializzate e quindi con temporanee mancanze di produzione e costi di intervento per il ripristino, per esempio, sostituzione dell’inverter che andranno a ritardare anche di molto il ritorno dell’investimento?
  • perché non si e definita una taglia di impianto minima, per esempio 100 kWp, in modo da convogliare l’interesse, e gli incentivi su una fascia di utenza e/o produzione di tipo industriale, tipo piccola e media industria e aziende municipalizzate in grado di collocare in modo ottimale e gestire con personale qualificato il proprio impianto di produzione?
  • perché non realizzare impianti fotovoltaici da almeno un centinaio di kWp che sarebbero perfettamente in grado di funzionare in isola elettrica, garantendo, durante le ore diurne, l’erogazione di energia alle utenze privilegiate dell’azienda, anche in assenza di rete?

 

l piccoli impianti fotovoltaici, cioè quelli fino a qualche, kWp, adatti per l’alimentazione di fabbisogni domestici, dovrebbero essere realizzati limitatamente alle utenze rurali e nuclei abitativi connessi a linee elettriche periferiche, in modo da garantirne l’alimentazione durante i black-out, sicuramente più frequenti per questo tipo di utenza.

Il piccolo impianto fotovoltaico può essere i infatti facilmente integrato da un sistema di back up con batterie di accumulo, che sfrutta la presenza del sistema di conversione in corrente alternata già presente nell’impianto, per mantenere la continuità di alimentazione, per un tempo sia pur limitato.

È oggi assolutamente necessario comprendere che solo la realizzazione di impianti capaci di funzionare in isola e/o con sistema di back-up può conferire una concreta valenza tecnica al comparto fotovoltaico in quanto l’energia prodotta sarà disponibile anche in assenza di rete e gli impianti fotovoltaici forniranno pregiata energia di soccorso. Probabilmente pochissimi degli impianti oggi in corso di realizzazione sono fatti con questo criterio.

Occorre guardare al futuro realizzando impianti intelligenti secondo i dettami della buona tecnica impiantistica, capaci di contribuire concretamente ai fabbisogni di energia sempre crescenti, pur sapendo che il loro apporto risulterà comunque marginale.

Occorre eliminare il miraggio del solo vantaggio economico che costituisce il vero freno all’adozione di soluzioni tecniche efficaci e realmente vantaggiose per l’utente e per la collettività.

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