L’Italia sostenibile a emissioni zero non è una chimera

In alcune zone d’Italia ci sono felici osai a emissioni zero. Ad affermarlo è il WWFche, in occasione dell’Ora della Terra – l’evento per la lotta al cambiamento climatico che si è svolto sabato 26 marzo spegnendo per un’ora luoghi simbolo ed edifici privati in più di 130 Paesi del mondo – ha presentato una prima mappa di modelli virtuosi made in Italy.

Mediante misure tecnologicamente avanzate o semplici accorgimenti per ottimizzare risorse ed energia, si stanno riducendo notevolmente alcuni impatti delle attività umane sul Pianeta. Bisognerebbe ispirarsi a questi progetti e prenderli ad esempio. Se, per esempio, tutti i Comuni italiani facessero come il quartiere di Bagnoli nel Comune di Napoli, dove la raccolta differenziata porta a porta è arrivata al 91%, nel 2020 l’Italia potrebbe essere un paese a rifiuti zero. Oppure come Lodi, città illuminata con lampade led o di ultima generazione ad altissima efficienza energetica, che riesce così a tagliare così il consumo di energia elettrica del 50%.

Corchiano (VT), che ha una percentuale di riciclaggio dei rifiuti dell’80-85%, raccoglie l’olio alimentare per farne biodiesel per i veicoli comunali, fornisce acqua dalle fontanelle pubbliche, detersivi alla spina e biciclette alla polizia locale. Se tutti i Comuni facessero come Capannori (LU), primo in Italia ad aver aderito alla strategia “Verso rifiuti Zero”, che risparmia 13.272 tonnellate all’anno di CO2 grazie al riciclo di carta, vetro, plastica e al riutilizzo dell’organico, potremmo ridurre la nostra produzione pro capite di rifiuti di oltre il 30%.

Il WWF ha preso in considerazione esempi virtuosi operanti su una più vasta scala territoriale. La provincia di Siena, per esempio, è la prima che si è posta l’obiettivo “carbon free” entro il 2015, e già oggi ha un saldo di CO2 per abitante di quattro volte inferiore alla media italiana: ogni abitante della provincia “pesa” sull’ambiente circa 1,7 tonnellate all’anno contro le 8 tonnellate medie degli altri italiani.
La provincia di Modena invece ha approvato nel 2009 una pianificazione territoriale partecipata per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, che prevede limiti all’uso di nuovo territorio a fini residenziali del 3-5%, efficienza energetica territoriale e degli edifici, fonti rinnovabili e reti ecologiche.

Il WWF continua a lancia re appelli. “Oggi le città sono le maggiori fonti di emissione di CO2, con circa l’80%, e nei prossimi tre decenni la popolazione globale continuerà a crescere, soprattutto nelle zone urbane – ha detto Stefano Leoni, presidente del WWF Italia -. Ma i modelli virtuosi già esistenti sul territorio italiano dimostrano che le città possono diventare veri centri di innovazione culturale e tecnologica e avviare dal basso il futuro sostenibile e garantire equilibrio ambientale, benessere economico e sicurezza”. Il WWF ci invita a “reinventare la città” attraverso obiettivi di decarbonizzazione e una pianificazione urbana innovativa e integrata, con lo spostamento di ingenti risorse economiche dalle infrastrutture tradizionali a quelle volte alla dematerializzazione. L’economia low carbon rappresenta oggi non solo una strada obbligata, ma anche la speranza per un futuro più sostenibile, prospero e sicuro.

Comments

No comments yet. Why don’t you start the discussion?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *