La nuova sfida dei canali irrigui

I Consorzi di bonifica e di irrigazione si occupano di realizzare e gestire opere di difesa e regolazione idraulica, ma anche attività di provvista e utilizzazione delle acque, con il prevalente uso di irrigazione e di intervento per la salvaguardia ambientale. I Consorzi di bonifica e di irrigazione hanno messo a disposizione 180 mila chilometri di canali così’ come i bacini di raccolta idrica per la sfida del ‘mini idroelettrico’ per gli impianti fotovoltaici.

Questa è stata la risposta dell’ANBI, Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni, ai referendum dedicati all’acqua e all’energia, annunciata dal presidente Massimo Gargano, al termine dei due giorni del congresso internazionale dedicato all’acqua per l’irrigazione, per le energie rinnovabili e l’ambiente.

Ai lavori del congresso sono intervenuti, tra gli altri, il sottosegretario alle Politiche agricole, Roberto Rosso, il presidente della Commissione Agricoltura della Camera, Paolo Russo, Gianni Alemanno, sindaco di Roma e presidente del Consiglio Nazionale Anci ed i presidenti delle tre organizzazioni agricole.
”Rappresentiamo un modello di sviluppo in sintonia con questa societa’, cui diamo risposte concrete come l’avvio operativo del sistema Irriframe sta a dimostrare – ha precisato il presidente Gargano – guardando al futuro di un mondo agricolo che ha bisogno di maggiore apporto idrico e che esprime comunque forte soddisfazione verso il servizio offerto”. Il presidente ha infine ricordato il necessario impegno per un’interpretazione della Direttiva Europea sulle Acque, che non penalizzi ingiustamente l’agricoltura.
Uno studio del Politecnico di Milano ha scovato nuove potenzialità nella rete dei Consorzi, regalando nuove opportunità alla rete irrigua e di bonifica nel campo delle energie rinnovabili. Giancarlo Giudici, docente universitario, ha indicato in un milione di kilowatt (pari al consumo di 250.000 abitazioni) le potenzialità del “mini idroelettrico”, di cui il 30% si potrebbe produrre in zone di pianura. Su questo tema ha dato piena disponibilità il Politecnico ad un percorso di ricerca comune con l’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni.
E’ stato firmato il Decreto Interministeriale, che dà il via al finanziamento di progetti per 598 milioni di euro nell’ambito del Piano Irriguo Nazionale. E’ una cifra importante, seppur non esaustiva, per un settore, che può dare un contributo rilevante, ache attraverso il mini idroelettrico anche nel campo delle energie rinnovabili.” Lo ha affermato il Sottosegretario alle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Roberto Rosso, presentando, a Roma, la ricerca SWG-ANBI “Acqua da bene universale a strumento per la competitività”.
Si è parlato molto anche della Direttiva Europea sulle Acque, che presente alcuni problemi interpretativi della Direttiva stessa , che interessano i temi delle acque irrigue, i principi sanciti che interessano sono i seguenti:

1) L’acqua non è un prodotto commerciale al pari degli altri, bensì un patrimonio che va protetto, difeso e trattato come tale. In sostanza la Direttiva afferma con chiarezza che l’acqua non è un bene che si vende, bensì un bene che si utilizza e che le regole di tale utilizzo devono rispettare le esigenze di tutela. Tale principio fondamentale va tenuto costantemente presente nell’attuazione della Direttiva in materia della politica dei prezzi dell’acqua.

2) Gli obiettivi della salvaguardia, della tutela e del miglioramento della qualità dell’ambiente comprendono anche l’utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali che deve essere fondata sui principi della precauzione e dell’azione preventiva, sul principio della correzione, anzitutto alla fonte, dei danni causati all’ambiente nonché sul principio “chi inquina paga”.

3) Nella nuova Direttiva delle acque, si richiede l’adozione di soluzioni specifiche che siano attente alle diverse condizioni ed esigenze riscontrabili all’interno della comunità. Viene sancito quindi il principio che occorre tener conto delle specificità delle situazioni nelle diverse realtà territoriali.

4) Le decisioni vanno adottate a livello più vicino possibile ai luoghi di utilizzo effettivi e di degrado delle acque dovendosi privilegiare le azioni attraverso programmi di misure adeguate alle condizioni regionali e locali.

5) Un buono stato delle acque va perseguito a livello di ciascun bacino idrografico, in modo da coordinare le misure riguardanti le acque superficiali e sotterranee appartenenti al medesimo sistema ecologico, idrologico e idrogeologico.

6) È previsto un contributo al recupero dei costi del servizio idrico: in particolare secondo il principio chi inquina paga.

“Non ci può essere lotta alla fame nel mondo, se non si ottimizza l’uso dell’acqua. E’ infatti necessarioaumentare la produttività agricola, tenendo presente che ogni persona, nel 1900, avevaa disposizione mediamente 8 ettari di terra; oggi ha circa un ettaro e mezzo”. Lo ha affermato Pasquale Steduto, Direttore dell’Unità Acqua della FAO.

Un forte richiamo ai doveri della politica nei confronti della questione acqua è stato lanciato dallo spagnolo, Carlos Fernandez Jàuregui (CVO Water Assessment & Advisory – WASA-GN – Saragoza), che ha ricordato come un bimbo muoia ogni 6 minuti per deficienze nell’approvvigionamento idrico; la soluzione, ha concluso, non può che essere di dimensione globale.Chissà che non si cominci sul serio a ritenere l’acqua un diritto universale, e non solo a parole.

Chissà che non si cominci sul serio a ritenere l’acqua un diritto universale. E non solamente a parole.

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