Più risparmio e meno CO2 con il solare (terza parte)

Si Risparmia fino al 50 per cento delle spese di riscaldamento – e persino di più con una pompa di calore – se contemporaneamente si isola il pavimento della soffitta e il solaio della cantina, se si sostituiscono le finestre installando i vetri doppi e si coibenta la facciata.

Un impianto solare per il riscaldamento dell’acqua sanitaria comporterà ulteriori risparmi. Se poi i collettori solari coadiuvano anche l’impianto di riscaldamento, si consuma ancora meno energia. Ma già con un impianto di riscaldamento a pompa di calore o a pellet si riesce a ridurre al massimo le emissioni di CO2.

I collettori solari sul tetto fanno lievitare i costi annuali, ma migliorano il bilancio energetico. Grazie ai contributi di promozione e alle agevolazioni fiscali, i conti tornano comunque. Alla fine, se i prezzi dell’energia dovessero aumentare, si risparmierebbe un bel po’ di denaro, anziché averne speso di più.

L’impianto solare per il riscaldamento dell’acqua sanitaria è assolutamente da consigliare a chi ha il riscaldamento a gas o a gasolio. Su questo gli esperti sono tutti d’accordo. Ma l’idea di poter spegnere la pompa di calore d’estate e di far riscaldare l’acqua sanitaria solamente dal sole è allettante anche per tutti gli altri sistemi.

Costruiamolo dunque assieme e saliamo prima sul tetto, dove dovranno essere montati i collettori solari!

Per produrre, per la maggior parte dell’anno, acqua calda sufficiente per il bagno e la cucina, su un tetto ben esposto all’irraggiamento solare, serve mediamente un metro quadrato di collettori per ogni componente della famiglia. Se l’irraggiamento solare non è ideale a causa dell’ubicazione della casa o dell’inclinazione del tetto, potrete compensare questo svantaggio aggiungendo mezzo metro quadrato a persona. Solitamente vengono installati almeno quattro metri quadri anche per i nuclei familiari più piccoli. Per questo gli impianti compatti standardizzati dispongono spesso di collettori disposti su quattro-sei metri quadrati di superficie. Servono invece molti più collettori se si vuole impiegare l’acqua calda prodotta dall’impianto solare anche per coadiuvare l’impianto di riscaldamento. In entrambi i casi vale la seguente regola di buon senso: maggiore è la superficie, maggiore è la resa anche in caso di scarso irraggiamento solare. E tanto maggiore sarà anche il prezzo.

I collettori solari piani sono molto diffusi. Come dice già il nome, sono belli piani e possono dunque essere ben integrati nella superficie del tetto. Sotto lo strato in vetro si trova una superficie d’assorbimento nera che trasforma la luce solare in calore. Nel collettore solare non viene riscaldata l’acqua della doccia, bensì un fluido termovettore a base di glicole (che serve per impedire che l’impianto geli d’inverno!).

I collettori a tubi sottovuoto, un po’ più spessi, assomigliano a thermos trasparenti. I singoli tubi in vetro disposti contiguamente sono sottovuoto e contengono un assorbitore nero. I collettori piani possono raggiungere una temperatura di circa 180 ° C, mentre i collettori a tubi sottovuoto con fino a 300° C hanno una resa decisamente migliore e sono dunque ideali per coadiuvare l’impianto di riscaldamento. Ciò nonostante sono impiegati più raramente, perché sono più costosi e molto più delicati. Tuttavia, i collettori sotto vuoto trovano impiego nelle regioni nordiche ove c’è un minore irraggiamento. Per le nostre latitudini basta quello normale a tenuta stagna.

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