Il nucleare di Rubbia

È opinione diffusa che le centrali nucleari siano nocive e che facciano male alla salute. Purtroppo non esiste un’informazione adeguata in merito, è proprio questo il motivo che spinge la maggior parte delle persone ad esserne contraria.

Tutto ciò che si sa per certo è che costano molto, e per il processo produttivo di energia elettrica, si utilizza un materiale che sta cominciando ad esaurirsi, che genera scorie radioattive che vengono poi utilizzate per produrre armi.

Le ricerche sul nucleare coprono molti e vasti aspetti della fisica delle particelle elementari e sono in molti gli studiosi che se ne occupano. Uno di questi è l’italiano Carlo Rubbia, che negli anni dopo aver ricevuto il premio Nobel per la fisica comincia a interessarsi ai problemi energetici e studia un reattore nucleare a fissione sicuro, il cosiddetto Amplificatore di Energia, conosciuto anche con il nome di Rubbiatron, nel quale i neutroni della reazione a catena vengono prodotti tramite un acceleratore di particelle. Carlo Rubbia, premio Nobel 1984 per la Fisica, come soluzione propone di utilizzare il torio al posto del più pericoloso uranio.

L’energia sarebbe sempre prodotta per fissione nucleare dove gli atomi degli elementi pesanti, vengono colpiti da neutroni (particelle che si trovano nei nuclei, si scindono producendo energia ed altri neutroni.) La differenza però appare fondamentale, mentre nel caso dell’uranio, il processo tende ad essere esplosivo e deve essere controllato, per evitare incidenti tipo quello di Chernobyl, nel caso del torio il processo deve essere continuamente stimolato inviando neutroni sul materiale, ne consegue che è impossibile che venga perso il controllo, o che avvenga un’esplosione, perché se si smette di bombardare l’elemento pesante con i neutroni, la reazione si ferma.

Il progetto di questo reattore è interamente fattibile e coerente con la tecnologia disponibile attualmente, dal momento che si dispone del sincrotrone, della potenza necessaria e della tecnologia metallurgica ed ingegneristica per gli amplificatori di neutroni ed il reattore a barre di torio, ma richiede ulteriori studi prima che possa essere uscire dalla fase di studio e dichiarato sia pratico che economicamente conveniente.

Lo scienziato italiano propone da anni l’utilizzo delle centrali al torio al posto di quelle all’uranio. Intanto il torio è un materiale presente in natura con molta più abbondanza rispetto all’uranio (anche in Italia) e con una tonnellata di torio si produrrebbe l’energia equivalente a 200 tonnellate di uranio.

Lo stesso Rubbiatron, il reattore di Rubbia, sarebbe anche utilizzato per neutralizzare le scorie ,oltre che essere in grado di generare energia elettrica dal nucleare ,in modo molto più sicuro dei reattori nucleari finora costruiti. Il torio, a differenza dell’uranio, ha anche l’apprezzabile differenza di non essere utilizzabile come arma nucleare.

Nonostante le reazioni degli Italiani, il progetto Rubbia va avanti sotto il nome di ITER, International Thermonuclear Experimental Reactor, si basa sulla fissione nucleare ed il reattore potrà produrre energia elettronucleare senza rischi di esplosioni o la generazione di scorie radioattive. Il progetto ITER è finanziato da Cina, Giappone, Russia, Stati Uniti e Unione Europea ,con la Svizzera come partner.

I tempi di realizzazione saranno comunque molto lunghi: la costruzione finirà dopo 10 anni, e il primo gigawatt di elettricità prodotto a regime in continuo vedrà la luce non prima del 2040.

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