Eolico: infiltrazioni mafiose minacciano il settore delle rinnovabili

La notizia del maxi sequestro attuato dalla Direzione Investigativa Antimafia nei confronti del “re dell’eolicoVito Nicastri, ha provocato sdegno e irritazione nell’opinione pubblica e in tutti coloro che credono nelle potenzialità e nella trasparenza della green economy. Il settore, che ne esce fortemente penalizzato da questa operazione delle DIA, da un o’ di tempo a questa parte è stato macchiato dall‘infiltrazione delle organizzazioni mafiose, spinte dai cospicui guadagni conseguibili dalle fonti rinnovabili.

Dopo l’Operazione Eolo condotta nel 2009, che ha svelato il coinvolgimento della mafia nel giro di affari delle centrali eoliche portando alla condanna di sette imputati (tra cui lo stesso imprenditore Vito Nicastri), la storia si ripete. Il re dell’eolico, infatti, proprietario di 43 società nel settore dell’energia fotovoltaico e del vento, è stato nuovamente accusato per i suoi legami con il ricercatissimo latitante di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro.

L’inchiesta aperta dalla Direzione Investigativa Antimafia ha portato al maxi sequestro del cospicuo patrimonio dell’imprenditore trapanese, per un valore di oltre 1,3 miliardi di euro, messo in piedi da Nicastri non solo sul territorio siciliano, ma anche su quello lombardoe laziale.

L’odierna confisca – ha dichiarato con soffisfazione il Presidente del Consiglio Provinciale di Trapani, Peppe Poma – che suggella il maxi sequestro già operato nel 2010 ai danni dello stesso imprenditore alcamese il cui patrimonio passa quindi nella definitiva disponibilità dello Stato, conferma, se ce ne fosse stato bisogno, l’esistenza delle attività illecite riguardanti il settore delle energie rinnovabili che sembra costituisca uno dei più attuali e principali business delle organizzazioni criminali e mafiose.”

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