Nel contesto attuale, la geotermia a bassa entalpia non viene ancora pensata come una vera e propria fonte energetica rinnovabile nonostante si incastri perfettamente, per qualità e caratteristiche, nel grande paiolo delle energie alternative, tanto che proprio negli ultimi giorni la stessa Commissione Europea ha sentito il bisogno di chiarire alcuni punti, fornendo numerose indicazioni in merito.
In una direttiva emanata dall’organo in questione, si evince che le pompe di calore possono essere intese come prototipi di impianti i quali consentono, proprio in virtù della geotermia a bassa entalpia, di essere annoverati tra le energie rinnovabili direttamente legate a fonti inesauribili quali acqua e suolo!
In maniera specifica, la geotermia a bassa entalpia va a contestualizzarsi in maniera specifica, nelle categorie connesse allo sfruttamento energetico prodotto dal sottosuolo, che in quest’ottica può essere concepito come una vera e propria sorta di “serbatoio termico” che permette di sfruttare in maniera diretta, il calore prodotto nelle viscere della terra per poi essere riversato nelle case o negli edifici, soprattutto nei periodi invernali.
Grazie a questo tipo di sfruttamento energetico, difatti, sarebbe possibile arrivare ad una vera e propria rivoluzione, in quanto si potrebbe raggiungere la possibilità di scaldare o raffreddare senza dover ricorrere all’utilizzo, fin d’ora inevitabile, di caldaie o refrigeratori.
Come dimostrano numerosi studi, la geotermia oramai rappresenta una tecnologia matura, che potrebbe pian piano essere introdotta all’interno della produzione energetica casalinga e quotidiana attraverso l’utilizzo di sonde geotermiche, che consentirebbero di ottenere un forte e deciso risparmio sulla bolletta elettrica che, soprattutto negli ultimi anni, comincia a pesare non poco sulle tasche di noi cittadini e soprattutto sull’ambiente.
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